Agricoltura

La diversità di ambienti che contraddistingue il territorio, uniti alla presenza, nelle popolazioni locali, di un substrato culturale ancora legato alle tradizioni, hanno permesso la conservazione di una biodiversità agricola altrove scomparsa. Si tratta di un patrimonio, costituito da numerose varietà autoctone, risultato di una lunga ed equilibrata coevoluzione tra uomo e ambiente naturale. Un patrimonio che è stato sapientemente conservato dai nostri agricoltori e che oggi il Parco tutela e valorizza.

Basta osservare le montagne del Parco per coglierne la ricchezza dei paesaggi rurali tradizionali. Probabilmente in nessuna area d’Italia si possono osservare, in uno spazio così ristretto, tanti paesaggi agrari così antichi e diversificati che affondano le loro radici fin nel periodo italico. Il Taburno Camposauro è un monumento alla storia dell’agricoltura e della pastorizia mediterranea: coltivazioni di frutta e di legumi, oliveti e vigneti, pascoli d’alta quota, seminativi, si alternano, si sovrappongono quali tessere di un mosaico paesaggistico unico e irripetibile.

Su queste montagne si è conservata, quasi fosse una reliquia, una pastorizia sia da carne che da latte, con vacche e pecore allevate allo stato brado che producono un latte di grande qualità utilizzato soprattutto per prodotti caseari.

Alcune vecchie varietà coltivate possono vantare una storia millenaria, un “retaggio” culturale unico come nel caso della patata interrata di Cautano, delle ciliegie di Campoli del Monte Taburno o nel caso del fagiolo di Tocco Caudio.

A colpo d’occhio si rimane incantati dai tanti uliveti che “addobbano” i pendii del Taburno, facendo ben capire come l’olivicoltura sia da secoli praticata con cultivar, come l’ortice, l’ortolana, il leccino, la racioppella, il frantoio, che consentono agli agricoltori di produrre ogni anno un olio extra vergine di oliva di alta qualità organolettica e molto apprezzato dai consumatori.

Ma il settore più conosciuto del Taburno Camposauro è quello vitivinicolo. Infatti sul territorio sono presenti cantine che vinificano due vitigni coltivati con passione e tradizione da numerosi agricoltori. Stiamo parlando del vitigno della falanghina, famoso già all’epoca dei Romani e che negli ultimi anni ha avuto una evoluzione importante grazie all’ormai noto vino falanghina del Sannio che nel 2019 ha consentito alla provincia di Benevento di diventare Capitale Europea del Vino. A questo si aggiunge un altro vitigno di pregio, l’aglianico del Taburno, un rosso conosciuto in tutta Europa e che sta prendendo piede sui mercati dell’enogastronomia.

Tutti i prodotti dell’agricoltura e della pastorizia vengono lavorati artigianalmente garantendo così un eccellente standard qualitativo, garantito anche dal fatto che i terreni di produzione si trovano in un ambiente salubre grazie alle tutele esistenti nel parco regionale del Taburno Camposauro.

L’aspetto e l’atmosfera che si respirano nella nostra area protetta raccontano una storia antica, fatta di tradizioni forti che si tramandano da generazioni e che tratteggiano il carattere “solido” delle popolazioni locali, dedite soprattutto all’agricoltura alla pastorizia.

Last update

28 November 2021, 17:09

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