Boschi e Pascoli del Taburno-Camposauro

Data:
11 Aprile 2023

Boschi e Pascoli del Taburno-Camposauro

BOSCHI E PASCOLI DEL PARCO

a cura di Costantino Caturano *

Il paesaggio del Parco Regionale del Taburno Camposauro è caratterizzato da un articolato mosaico di aree boscate, rilievi collinari con pascoli, vigneti e oliveti, aree urbanizzate, centri storici e siti di interesse storico.

L’isolamento orografico, la fertilità del suolo, la topografia varia ed articolata, l’austerità delle cime e il secolare rapporto fra uomo e territorio fanno del Taburno-Camposauro un’area ricchissima dal punto di vista vegetazionale e floristico. Del resto la coesistenza di diverse fasce climatiche comporta la formazione di una elevata biodiversità.

Le condizioni mediterranee si incontrano con quelle più appenniniche e continentali, secondo gradienti climatici che seguono quelli altitudinali. Ciò genera diversi orizzonti vegetazionali che si sostituiscono l’uno nell’altro, ma anche ambienti di passaggio climatico estremamente interessanti.

La varietà di ambienti e la ricchezza vegetazionale sono importanti anche perché assicurano l’esistenza di un comparto faunistico altrettanto consistente.

I boschi ricoprono una discreta superficie del Parco e hanno grande importanza, non solo perché sono rifugio per un gran numero di specie animali ma anche perché, dal punto di vista ecologico, rappresentano la situazione di equilibrio a cui tende naturalmente la vegetazione.

Inoltre, costituiscono in moltissimi casi l’unico sistema naturale di difesa contro i pericoli del dissesto idrogeologico.

Alla base del massiccio, soprattutto lungo i versanti esposti a est, ovest e sud, sia sui suoli di arenaria delle aree pianeggianti che su quelli detritici delle conoidi, sono presenti formazioni arboree di Roverella (Quercus pubescens), a testimonianza di una maggiore diffusione di questa specie prima dell’intervento umano che ha diradato notevolmente il bosco sostituendolo con coltivi, in particolare frutteti e uliveti. Esemplari arborei di una certa dimensione si conservano tra i campi. Nei versanti più meridionali il paesaggio tipico è quello degli uliveti frammisti a boschetti di Roverella od ospitanti al loro interno vecchi esemplari di questa quercia.

I frammenti di boscaglia dominati dalla Roverella sono costituiti anche da Orniello (Fraxinus ornus), Sorbo domestico (Sorbus domestica), Carpinella o Carpino nero (Ostrya carpinifolia), Acero campestre (Acer campestre) e Carpino comune (Carpinus betulus).

Spesso affiorano tratti rocciosi particolarmente secchi, un tempo coltivati o tenuti a pascolo e oggi ospitanti una vegetazione xerica con elementi mediterranei formata da Asparago selvatico (Asparagus acutifolius), cisti (Cistus salvifolius, C.incanus) e Terebinto (Pistacia terebintus).

In queste condizioni può associarsi anche il Leccio (Q.ilex) che però risulta molto localizzato nel territorio del Parco.

Nella boscaglia possono essere presenti anche il Pungitopo (Ruscus aculetaus), il Ligustro (Ligustrum vulgare), il Ciclamino primaverile (Cyclamen repandum) e il Ciclamino autunnale (Cyclamen hederifolium).

Di recente l’abbandono dei coltivi e dei pascoli sta favorendo l’insediamento di una vegetazione eterogenea formata da erbacee (per lo più graminacee), arbusti prevalentemente mediterranei e boscaglia costituita, oltre che da Roverelle, anche da Carpinella, Carpino comune e Biancospino (Crataegus monogyna).

In alcune località l’uomo è intervenuto con rimboschimenti a Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e a Robinia (Robinia pseudoacacia). A partire dai solchi erosivi lungo la fascia detritica dei versanti più caldi in cui si conservano migliori condizioni edafiche e di umidità e fino ad arrivare ai 750 – 800 metri, si sviluppa una vegetazione meno xerofila dei querceti a Roverella.

E’ una vegetazione costituita da boschi cedui di Orniello, Carpinella, Roverella, Nocciolo (Corylus avellana), aceri (Acer campestre, A. monspessulanum, A. neapolitanum).

Alle quote più elevate, a contatto con il Faggio, il bosco è caratterizzato soprattutto da Acer neapolitanum e Carpinella. Intorno ai 600 metri compaiono anche gli alberi di Cerro (Q. cerris); si tratta di residui di boschi tagliati dall’uomo, con rare piante vetuste.

Il Castagno (Castanea sativa) è abbastanza diffuso soprattutto nei versanti est e nord del Taburno e del Camposauro. Sul versante settentrionale del Monte Pentime si rinviene un interessante formazione boschiva costituita prevalentemente da Castagno, aceri, Nocciolo (Corylus avellana), Ornello e Biancospino.

A partire dai 750 metri sul livello del mare nel Parco inizia la faggeta. Si possono distinguere due forme, sebbene entrambe rientrino nell’associazione vegetale denominata AQUIFOLIO – FAGETUM, un’associazione cosiddetta della “zona inferiore del Faggio”, e dovuta alle basse quote in cui si sviluppa la foresta. Una prima forma la troviamo nelle zone più calde ed esposte ed è costituita da lembi di bosco ceduo in cui, in alcuni tratti, compaiono anche specie provenienti dai vicini pascoli. È questa la faggeta floristicamente più ricca.

La seconda, che prevale nelle zone più fresche e umide, è formata da fustaie con esemplari alti e spettacolari. Al Faggio si associa localmente l’Agrifoglio (Ilex aquifolium), presente anche sotto forma arborea (fino a 10 – 12 metri di altezza). La componente arbustiva è formata dalla Dafne laureola (Daphne laureola), la Coronilla (Coronilla emerus), il Biancospino e la Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), quest’ultima proveniente dalle zone più xerofile sottostanti.

Particolarmente ben conservata la faggeta presente all’interno della Foresta demaniale del Taburno: 238 ettari della Foresta sono costituiti dal bosco di Faggio con piante di età compresa tra i 30 e i 90 anni, ma con un ricchissimo novellame.

In questa zona del Parco, il Faggio è infatti particolarmente rigoglioso e vitale e tuttora in espansione anche a spese dell’abetina.

Il sottobosco è particolarmente ricco ed è costituito prevalentemente da Rosa canina (Rosa canina), Allium ursinum, Anemone apennina, Ranunculus lanuginosus, R. ficaria, Campanula trachelium, Geranium versicolor, G. robertianum, Mercurialis perennis, Viola reichembachiana, Neottia nidus avis, Cephalanthera rubra, Saxifraga rotundifolia, Galium odoratum, Scilla bifolia, Cardamine bulbifera, C. enneaphyllos, C. heptaphylla, Ruscus hipoglossum, Hedera helix, Adoxa moschatellina, Sanicula europea.

All’interno della faggeta sono presenti nuclei di Acero della Cappadocia (Acer cappadocicum subsp. Lobelii) che nella forma dell’Acero di Lobelius rappresenta un interessante e raro sub-endemismo, Acero di monte (A. pseudoplatanus), Acero napoletano, Carpino nero o Carpinella, Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) e Sorbo montano (S. aria) nelle zone più elevate.

L’Abete bianco (Abies alba) è stato introdotto nel 1838. Attualmente l’abetina si estende per 16–18 ettari ed è formata da alberi di 50–70 anni, sebbene esistano anche esemplari che superano il secolo di vita. I nuclei più importanti sono compresi tra i 1000 e i 1400 metri slm. Spesso gli Abeti bianchi si presentano associati al Faggio, di cui soffrono la maggiore capacità riproduttiva e velocità di crescita, sebbene gli esemplari migliori e la più alta capacità rigenerativa si osservano all’ombra dei Faggi.

Addirittura, non si osserva rigenerazione nelle abetine pure. Molti esemplari soffrono l’attacco dei parassiti, in particolare del fungo Heterobasidium annosum. Negli anni sono state piantate anche altre conifere, spesso alloctone (Abete rosso, Pino silvestre, Larice, Cipresso dell’Arizona, ecc.).

L’assenza di quote elevate rende forse impropria la definizione di pascoli di alta quota, almeno del tipo che si incontrano sui Monti del Matese, dei Picentini e del Cilento. Ciononostante, anche sul massiccio del Taburno-Camposauro a quote in genere superiori ai 1000 metri si incontrano distese prative di origine carsica o tettonica utilizzate come pascolo, altre volte si tratta di radure che interrompono il bosco di Faggio.

Si tratta prevalentemente di pascoli termoxerofili che rientrano nelle associazioni dello XEROBROMION.

Non mancano anche i prati umidi in corrispondenza delle depressioni e delle conche in cui si raccolgono le acque.

Per quanto riguarda gli elementi floristici si possono citare: Holcus lanatus, Achillea millefolium, Poa trivialis, P. pratensis, Viola aethnensis subsp. Splendida, Armeria macropoda, Dianthus vulturius, Verbascum thapsus. Quest’ultimo è facilmente riconoscibile per le foglie basali molto grandi e un lunghissimo fusto coperto da fiorellini gialli; lo si trova dai 700-800 metri in su e nei prati dei pianori.

Nelle radure sub-montane, soprattutto se particolarmente assolate e aride, si rinvengono popolamenti di Galega officinalis e Felce aquilina (Pteridium aquilinum), mentre sugli affioramenti rocciosi intorno agli 800 metri di quota sirinvengono: Bromus erectus, Festuca sp., Brachypodium pinnatum, Satureja montana, Hippocrepis comosa, Teucrium montanum, Eringio ametistino (Eryngium amethystinum), Sempervivum tectorum, Digitalis micrantha, Centaurea deusta, Edraianthus graminifolia.

Da segnalare in questo ambiente le presenze naturalisticamente importanti delle rare Saxifraga porophylla e S. ampullacea.

Occorre anche dire che il Parco Regionale Taburno–Camposauro annovera diversi habitat contemplati nella Direttiva 92/43/CEE per la regione mediterranea, alcuni anche prioritari. Questi habitat sono molto importanti perché riguardano associazioni vegetazionali la cui distribuzione è in declino a causa della pressione che l’uomo esercita su questi ambienti. Si tratta sia di ambienti boschivi che di praterie di quota.

In dettaglio i tipi di habitat contemplati nella Direttiva sono:

• codice 6210 – Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco- Brometalia) – ambiente prioritario se si verifica la presenza di stupenda fioritura di orchidee, come nel caso del Taburno – Camposauro);

• codice 9210 – Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex – habitat prioritario;

• codice 9220 – Faggete degli Appennini con Abies alba – ambiente prioritario;

• codice 9260 – Foreste di Castanea sativa;

• codice 6220 – Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea – habitat prioritario;

• codice 8210 – Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica.

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento

11 Aprile 2023, 20:11

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