Brigantaggio, dalle grotte del Taburno la prima banda a difesa dei Borbone

Data:
22 Agosto 2022

Brigantaggio, dalle grotte del Taburno la prima banda a difesa dei Borbone

Era il 22 maggio del 1861 quando al grido di Francesco II di Borbone la prima banda di briganti – banda della Miseria – prende d’assalto la Guardia Nazionale e si impossessa di armi e munizioni abbattendo lo stemma Sabaudo. Il Monte Taburno, per la sua toponomastica fortemente caratterizzata da grotte, ha rappresentato il rifugio ideale per tutti i briganti del circondario Beneventano e non solo.

Ex militari borbonici, dissidenti e renitenti – oltre 300 uomini – divisi in dieci bande costituiscono un fronte comune di lotta per indebolire le famiglie facoltose filo liberali e l’esercito sabaudo.

A capo della banda, come riportato in alcuni atti giudiziari, vi era Andrea De Masi di Bucciano, detto il Miseria. Ed è tra le grotte di San Mauro e San Simeone che il capo dei briganti organizzava assalti armati, rapimenti e vere e proprie razzie nei territori della Valle Caudina. E’ tra la folta vegetazione dello stradello del re che la brigata pianifica una  vera e propria attività persecutoria per contrastare il regno sabaudo.

Fu De Masi

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, come raccontano le cronache del tempo, a volere il sequestro di Pasquale Combatti di Bonea. L’uomo, il 25 settembre del 1863, fu rapito nei pressi della Chiesetta di San Biagio. Fu sempre lui ad ordinare la cattura di Angelantonio Di Stasi di Bucciano ( nella notte tra 29 e il 30 settembre nei pressi del Mulino in via Fizzo a Bonea), il rapimento di Domenico Compare di Montesarchio ( il 14 ottobre del 1863), rilasciato dopo tre giorni a seguito del pagamento di un riscatto di 100 ducati.

A finire nel mirino della banda non solo personaggi privati, ma anche esponenti politici come il sindaco Michele De Blasio. Un incendio doloso devasta la casa del primo cittadino in via San Giovanni a Bucciano. L’uomo da settimane era costretto a subire ritorsioni come la decimazione del gregge o vari attentati alla sua persona. In quella notte di terrore all’interno dell’abitazione rischia la vita un bambino che non era riuscito a scappare dalle fiamme. A salvarlo dalla morte sono gli stessi assalitori: un gesto eroico in un momento di grande concitazione, come riportato negli atti processuali a carico dei briganti.

L’escalation di episodi criminali desta forte preoccupazione all’interno della Guardia Nazionale. L’esercito inizia a scandagliare la montagna per fermare la banda della Miseria e porre fine alle azioni persecutorie ai danni della popolazione. De Masi, sentendosi nel mirino, chiede ausilio al brigante di Cervinara, tale Taddeo, così si trasferisce sul Partenio. L’alleanza dura poco e fa presto ritorno nelle grotte del Monte Taburno dove stringe un rapporto di mutuo soccorso con il capobanda Giovani Mauro di Montesarchio.

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento

17 Maggio 2023, 15:53

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